Da molti anni l’immagine dell’astronomo che lavora di notte nella cupola dell’osservatorio è tramontata grazie ai sistemi computerizzati, che permettono di programmare a priori l’attività osservativa e di far “lavorare” da solo il telescopio, con i risultati che vengono memorizzati e tranquillamente visionati il giorno dopo.
Internet ha poi ulteriormente rivoluzionato tutto il settore, permettendo agli astronomi di risparmiarsi spostamenti magari intercontinentali (pensiamo all’osservatorio europeo ESO che è situato a La Silla, in Cile): un collegamento remoto permette loro di “ordinare” un’osservazione rimanendo comodamente presso la loro sede.
Fin qui per quanto riguarda l’ambito professionale; internet però da sempre (o quasi) fa rima con “per tutti”, ed ecco dunque la nascita dei telescopi virtuali, o robotizzati Continua a leggere