Osservare il cielo con un telescopio virtuale online

Da molti anni l’immagine dell’astronomo che lavora di notte nella cupola dell’osservatorio è tramontata grazie ai sistemi computerizzati, che permettono di programmare a priori l’attività osservativa e di far “lavorare” da solo il telescopio, con i risultati che vengono memorizzati e tranquillamente visionati il giorno dopo.

Internet ha poi ulteriormente rivoluzionato tutto il settore, permettendo agli astronomi di risparmiarsi spostamenti magari intercontinentali (pensiamo all’osservatorio europeo ESO che è situato a La Silla, in Cile): un collegamento remoto permette loro di “ordinare” un’osservazione rimanendo comodamente presso la loro sede.


Fin qui per quanto riguarda l’ambito professionale; internet però da sempre (o quasi) fa rima con “per tutti”, ed ecco dunque la nascita dei telescopi virtuali, o robotizzati, messi a disposizione del pubblico da parte di singoli osservatori, di gruppi evoluti di astrofili (anche l’Unione Astrofili Italiani, UAI, mette a disposizione un servizio del genere) oppure da grandi enti come la NASA.

Gli utenti di tutto il mondo possono cosi’ richiedere ai fornitori di questi servizi di effettuare per loro delle riprese degli oggetti celesti che interessano, ricevendo poi le immagini via email o visualizzandole tramite appositi software, il tutto in modo gratuito o piu’ spesso dietro il pagamento di una cifra comunque modesta rispetto a quella che sarebbe la spesa per l’acquisto di tutto l’equipaggiamento necessario per ottenere in proprio tali riprese).

Concettualmente l’idea di farsi fotografare il cielo da altri senza muoversi dalla propria sedia può fare storcere il naso a quelli che anche un semplice binocolo ce l’hanno già, ma la potenzialità divulgativa di un servizio del genere è enorme, per la capacità di avvicinare al mondo dell’astronomia un grande numero di persone di ogni età (ad esempio si può mostrare ai propri bambini l’intero procedimento, dalla scelta dell’oggetto da fotografare fino all’arrivo delle immagini).

Tipicamente, un telescopio virtuale online si compone di:
- un telescopio
- un sistema di acquisizione elettronica delle immagini
- un server web che gestisce la ricezione delle richieste, il loro inoltro al telescopio e l’invio dei risultati delle osservazioni
- l’interfaccia computerizzata tra il server web e il telescopio.

Il servizio di telescopio remoto più semplice che esista è probabilmente quello messo a disposizione dalla collaborazione tra la NASA e la prestigiosa università di Harvard, denominato MicroObservatory, reperibile all’indirizzo http://www.microobservatory.org.

MicroObservatory, servizio completamente gratuito, si compone di una rete di telescopi situati in diverse parti degli Stati Uniti, l’utilizzo del servizio risulta molto semplice e non richiede nè la registrazione nè l’uso di software diversi da un comune web browser per effettuare le richieste di osservazioni e da un client di posta elettronica, necessario per ricevere le mail che contengono il collegamento alle immagini prodotte.

Personalmente, se le riprese di Luna e pianeti finora hanno prodotto qualche delusione per la difficoltà di trovare un tempo di esposizione corretto tale da ottenere immagini soddisfacenti, la foto dell’ammasso globulare M13 nella costellazione di Ercole la dice lunga sulle capacità di questi strumenti.


L'ammasso globulare M13 ripreso con il telescopio virtuale della NASA

M13 (30 secondi di posa con il telescopio virtuale “Ben” – Amado, Arizona) : spettacolo!

Come utilizzare il telescopio remoto di MicroObservatory.

L’interfaccia che ci permette di fare delle richieste al servizio di telescopi virtuali di MicroObservatory è estremamente semplice, tanto che è possibile fare tutto anche da uno smartphone: ci si collega al sito http://www.microobservatory.org (che in realtà ci redirige a http://mo-www.cfa.harvard.edu/MicroObservatory) e di qui si clicca su “MicroObservatory for everyone – Observing with NASA, arrivando alla vera homepage del servizio MicroObservatory che è http://mo-www.cfa.harvard.edu/OWN/index.html.


La homepage del telescopio virtuale MicroObservatory
La homepage del telescopio virtuale MicroObservatory

La homepage del progetto di telescopio virtuale MicroObservatory

Come si vede, il server a cui ci siamo collegati appartiene all’Università di Harvard, ma il tutto è patrocinato dalla NASA; arrivati qui selezioniamo “Control telescope“.

A questo punto ci si trova davanti ad una lista degli oggetti osservabili: si va dal sistema solare (Luna, Sole, i pianeti fino a Saturno e gli asteroidi più facilmente visibili nel periodo corrente) ai più famosi oggetti del profondo cielo, che possono non essere cliccabili se si trovano in congiunzione con il Sole.


La lista degli oggetti fotografabili dal telescopio remoto

La lista degli oggetti fotografabili dal telescopio remoto

Se si clicca sulla foto di un oggetto, viene mostrata una breve descrizione di cosa si tratta, il bottone “Observe” ci porta invece subito alla pagina contenente le impostazioni che abbiamo a disposizione per la ripresa dell’oggetto: ingrandimento, tempo di esposizione ed eventuali filtri; ogni volta che si effettua una selezione la pagina viene ricaricata e il server mostra un messaggio che ci dice se l’impostazione che abbiamo scelto e’ quella ritenuta ottimale per l’oggetto oppure se l’immagine risultante potrebbe avere dei problemi (ad esempio risultare sovraesposta), nel qual caso potremo decidere di modificare il parametro.


La descrizione dell'astro da fotografare
Impostiamo ingrandimento, tempo di posa e filtri per la fotografia

Impostiamo ingrandimento, tempo di posa e filtri per fotografare con il telescopio virtuale

Premiamo il bottone “Continue” ed è quasi fatta: il server ci chiede l’indirizzo email a cui spedire il link dell’immagine richiesta e pochi altri parametri: età, sesso, stato (dove ce la caviamo con un “Outside U.S.”), il numero di volte che abbiamo già utilizzato questo servizio, una stima delle nostre competenze astronomiche da 1 a 10 e la classica autorizzazione a venire contattati per fornire del feedback: tutto sommato poche informazioni rispetto al servizio che viene fornito (inoltre spuntando “Remember me on this computer” i dati verranno “ricordati” dal browser per le eventuali prossime richieste di osservazioni al telescopio virtuale).


Forniamo qualche informazioni su di noi a MicroObservatory

Forniamo qualche informazioni su di noi a MicroObservatory

Il bottone “Submit” termina i nostri input: possiamo tornare alla pagina principale e formulare una nuova richiesta oppure chiudere tutto e, come dice la pagina che conferma la ricezione della nostra richiesta, sperare che il cielo sia sereno: sì perchè il telescopio remoto ovviamente non può nulla contro le nuvole, per cui può accadere che il link ricevuto rimandi ad una foto tutta nera (in questo caso il servizio non prevede tentativi supplementari e bisognerà inoltrare una nuova richiesta a MicroObservatory).

Nuvole o no, le email con i link alla fotografia vengono inviate intorno alle 13.30 ora di Harvard del giorno seguente la notte di osservazione (non ho ancora effettuato prove di riprese del Sole), per cui potremo aspettarcele la sera del giorno seguente la richiesta.

Qualche risultato.

Come si diceva, le prime riprese della Luna erano sovraesposte, e anche su Giove ci sono problemi: in particolare una prima ripresa con tempo di posa di 15 secondi mostra un disco appena percettibile sullo sfondo nero del cielo: richiedendo allora un’esposizione di 30 secondi si ottiene un risultato sovraesposto.. siccome le immagini sono state scattate a distanza di un giorno, dunque in condizioni differenti, non rimane che richiedere due riprese nella stessa sera. Niente da fare però, perchè entrambe le fotografie hanno avuto 15 secondi di posa (e sono sovraesposte). Il tempo di posa inferiore che viene concesso dal sistema per Giove è di un secondo, ma MicroObservatory sembra ignorare la richiesta e le immagini continuano ad essere riprese con 15 secondi di posa, per cui per adesso niente Giove..


Giove fotografato con il telescopio virtuale

Immagine sovraesposta di Giove (posa di 15 secondi)

Inoltre non si capisce perchè il sito invii delle immagini dei satelliti di Giove mai richieste, sembrano “comprese nel prezzo” per la ripresa di Giove, visto che arrivano sempre insieme alla foto del pianeta gigante.


Le lune di Giove (non richieste al telescopio virtuale!)

Le lune di Giove, mai richieste al telescopio virtuale

Dopo qualche tentativo, anche la Luna ha ceduto, ecco una discreta immagine che probabilmente è migliorabile in nitidezza usando il software di MicroObservatory di cui parleremo tra poco.


La Luna ripresa dal telescopio di MicroObservatory

Una foto abbastanza decente della Luna, ripresa ancora con il telescopio Ben di Amado, Arizona, posa di 0,1 secondi con filtro grigio ND4

I risultati sugli ammassi stellari sono stati invece ottimi: oltre al già citato M13 anche M44, il “Presepe” (“Beehive”, cioè l’alveare per gli Americani) è venuto molto bene: l’immagine originale appare tutta grigia per qualche problema di elaborazione, ma una bella passata di nero con GIMP risolve il problema..


L'ammasso aperto M44 'trattato' con GIMP

L’ammasso aperto M44 dopo il trattamento con GIMP

A proposito: le immagini immediatamente visibili sono in formato GIF, ma di ognuna è anche disponibile una copia nel poco conosciuto formato FITS, molto usato in ambito scientifico; per visualizzare un file FITS sono necessari software speciali e anche in questo il sito del telescopio virtuale ci viene incontro permettendoci di scaricare MicroObservatoryImage, programma scritto in Java dall’interfaccia un poco spartana (ma in rete c’è di peggio quando si tratta di visualizzare i file FITS, comunque parleremo ancora di questi file e di come leggerli.).

Una pecca evidente di MicroObservatory è la mancanza di informazioni “tradizionali” sui telescopi utilizzati per la ripresa: ci viene detto che la fotocamera era raffreddata alla tale temperatura e che il telescopio si trova alla tale latitudine e longitudine, ma niente è dato sapere sull’apertura dello strumento e sul rapporto focale impiegato (o meglio viene fornito un valore di “Focus Value”, probabilmente la lunghezza focale in mm.).

Inoltre sarebbe bello poter puntare il telescopio più liberamente indicando l’Ascensione Retta e la Declinazione desiderate, ad esempio per osservare una cometa, oppure scegliere piu’ liberamente i tempi di esposizione, ma invece queste funzionalità che rimangono appannaggio dei servizi di telescopio remoto a pagamento messi a disposizione da altre organizzazioni.

In ogni caso non si può che apprezzare questo servizio, nelle prossime puntate vedremo come ritoccare le immagini ottenute e magari andremo a conoscere che cosa offrono gli altri servizi di osservazione astronomica online.

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